Di questi tempi si dice che essere sé stessi è una buona occupazione. Essere sé stessi è considerato salutare. Anche se per me è un po’ difficile capire come sia possibile, per qualcuno, essere qualcos’altro. George Kelly – 1964
L’approccio con il quale mi accosto alla professione è quello della Psicologia dei Costrutti Personali proposta da Geoge A. Kelly a partire dagli anni ’50, sintetizzata nell’assunto dell’alternativismo costruttivo secondo cui esistono modalità alternative ugualmente valide per interpretare la realtà.
Parto dalla concezione dell’idea dell’uomo scienziato in grado di adattare attivamente a sè il proprio ambiente; obiettivo dell’essere vivente è predire e controllare gli eventi, ossia attribuire ad essi dei significati. L’uomo crea a tal fine un sistema organizzato di costrutti bipolari (per esempio, bello-brutto, dipendente -autonomo, intelligente-ottuso, etc). attraverso cui interpreta la realtà, rendendola prevedibile.
Poiché non esiste un unico modo valido di costruire il mondo, l’uomo può formarsi rappresentazioni alternative della realtà: ciascuno ha cioè la propria visione del mondo la quale può mutare nel corso del tempo a mano a mano che viene posta a confronto con gli eventi.
Il primo compito del terapeuta è quindi quello di comprendere il paziente e di far sì che il paziente si senta compreso ed accettato. Chiari, Nuzzo – 1988
Sul piano clinico sostengo la possibilità da parte del paziente di rielaborare attivamente, attraverso la relazione terapeutica, il proprio sistema di costrutti divenuto disfunzionale, sperimentando costruzioni alternative a quella che ha creato il disturbo.